quinta-feira, 13 de novembro de 2008

II Convegno Internazionale di Studi Utopici

PROGRAMMA DEL
II Convegno Internazionale di Studi Utopici:
Che cos’è l’utopia? Genere e modi di rappresentazione
Rivista MORUS – Utopia e Renascimento


Con l’occasione del “Convegno Internazionale Scienza e Tecnica nell’utopia e nella distopia”, che si è tenuto a Firenze dal 22 al 23 maggio 2007, con un’iniziativa congiunta della rivista MORUS – Utopia e Renascimento e del Dipartimento di Studi sullo Stato dell’Università degli Studi di Firenze, a seguito della deliberazione dei suoi partecipanti si è deciso di realizzare in Brasile un secondo incontro, che sarà precisamente il II Convegno Internazionale di Studi Utopici: Che cos’è l’utopia? Genere e modi di rappresentazione. Il convegno si terrà all’UNICAMP, a Campinas (São Paulo/Brasile), nei giorni 7, 8, 9 e 10 giugno 2009.

Lo scopo di questo II Convegno Internazionale di Studi Utopici è quello di delimitare la natura letteraria dell’Utopia e di chiarire le modalità della sua definizione in quanto genere – e anche di verificare la possibilità di un tale progetto. Questo problema ci conduce alla valutazione della sua storicità, del suo rapporto con l’esperienza del viaggio e con la critica sociale, cioè, con la politica; l’utopia coinvolge il pensiero filosofico, linguistico, antropologico, teologico, economico, etico, tutti i campi dell’arte: la cosa fondamentale è trasformarla da soggetto a oggetto. Si tratta di definire il genere come punto di partenza e d’arrivo del pensiero, localizzandolo nella Storia concreta, deducendolo in forma sintetica e allontanando il procedimento più dispersivo che chiarificatore di qualificare come utopia qualsiasi configurazione sociale immaginaria. È questo l’obiettivo che si prefigge questo II Convegno Internazionale.

Le utopie sono state, nel loro mezzo millennio di storia, regolari interlocutrici delle varie società e teorie politiche corrispondenti, in quanto la stessa utopia è stata, qualche volta, una teoria politica e una proposta di società. Le defininizioni puntuali, anche se utili e attendibili, non esauriscono il tema. Il genere, figlio della Storia, è la questione fondamentale. La soluzione sarebbe quella di porre il problema nella prospettiva storica: da Thomas More, inventore della parola, è chiamata Utopia quella descrizione di una società che si suppone perfetta in tutti i sensi, parola che vuol dire, in senso letterale, “quello che è in nessun luogo”. È chiamato “utopico” ogni ideale di società umana che si ritiene massimamente desiderabile, però nel genere giudicato impraticabile. La spiegazione più generale della nascita di questo genere letterario si impernia fondamentalmente sull’idea della generazione dell’Utopia, a partire dal processo borghese di razionalizzazione della vita proprio del Rinascimento. È probabile che nessuno dei principali autori delle utopie del Rinascimento credesse che la società descritta fosse realizzabile, però essi sono stati mossi dal desiderio di criticare la società della loro epoca e ci hanno proposto riforme, portate a compimento nella società utopica descritta nelle loro opere. L’utopia è nata sotto una buona stella: rappresenta, come Il Principe e Il Cortigiano, un punto d’arrivo dell’Umanesimo quattrocentesco, e forse anche il suo limite: la concezione, costruita dalla prassi sociale, secondo la quale l’uomo potrebbe, con le sue stesse mani, decidere del suo destino. L’esistenza individuale e il vivere associato sono stati visti dall’Umanesimo come storici – umani – e, dunque plastici, modellabili da una teleologia che, anche se è sempre esistita, è arrivata allora ad una effimera emancipazione. Ha orientato la genesi dell’utopia la credenza nella perfettibilità sociale, poiché la perfettibilità umana era già intrinseca alla concezione cristiana. L’utopia ha indicato che la società era di fatto incompiuta e che da questa incompiutezza derivava una soluzione. La formalizzazione letteraria della completa remissione dei mali sociali è, in sè, l’utopia. Il testo che costruisce con parole una polis perfetta s’immagina essere la possibile compiutezza sociale, una volta applicati i dettami della Ragione. Come allegoria, l’utopia formalizza le contraddizioni del momento presente nella loro composizione e proietta la nozione di “eterno”, prodotto di quella circostanza. Il seme platonico è in sè evidente. Pertanto, l’utopia è l’immagine della perfezione sociale immanente in un momento storico concreto. L’utopia sarebbe anche la congiunzione della prospettiva etica con l’economia, il che le imprime un senso congenito anticapitalista e rivoluzionario.

È da molto tempo che le utopie sono oggetto di critiche, il che significa che sono state, in questo processo, oggetto di valutazione e giudizio: la storia delle variazioni di valutazioni e/o semantiche dell’utopia è stata studiata in modo particolare da H.G. Funke[1]. Come risultato di queste analisi, le utopie sono state spesso accusate di promuovere un atteggiamento dilettantistico nella proposta di una nuova società, per il fatto che non tengono in conto le “realtà umane”, come le ambizioni, il desiderio di potere ecc., e di non essere aggiornate per ciò che concerne le conquiste scientifiche dell’ingegneria sociale. È stato anche detto che lo spirito rivoluzionario utopico si estingue automaticamente, poiché in una società perfetta non c’è posto per rivoluzioni e, quindi, neanche per cambiamenti e progressi[2].

La natura dell’utopia, in quanto forma di rappresentazione, ci ha portato a una straordinaria complessità di problemi; il che mette in evidenza tutta sua ricchezza in quanto oggetto privilegiato di studi. Durante questo incontro, dunque, si propone una ricerca della definizione dell’utopia come genere, oltre all’investigazione della possibilità di questa definizione. Tutti i campi di riflessione sono inclusi: Storia, Filosofia, Letteratura, Antropologia, Storia dell’Arte, Linguistica, Psicologia, Politica, Sociologia, Architettura, Urbanistica, Retorica.


Carlos E. O. Berriel
Direttore della rivista MORUS – Utopia e Renascimento
Docente al Departamento de Teoria Literária/IEL/UNICAMP (Brasile)

[1] FUNKE, Hans Gunter - “L’évolution sémantique de la notion d’Utopie en français”, em De l’utopie à l’uchronie. Ed. por Henrich HUDDE e Peter KUON, Tübingen, 1988, pp. 19-37.
[2] TROUSSON, Raymond - Viaggi in nessun luogo – Storia letteraria del pensiero utopico, Longo Editore, Ravenna, 1992.

2 comentários:

maricler disse...

I would like to congratulate you on this occasion, about the Conference on Utopia that you are organizing in Brazil.

I am the current editor of the journal MOREANA, the bilingual review devoted to Thomas More and the Renaissance. I hope we will be able to have some feedback about your conference, which sounds particularly interesting.

All the best to all the Conference talkers and listeners, and congratulations to the organizers!

Marie-Claire Phélippeau
MOREANA Editor,
France

maricler disse...

MOREANA and the AMICI THOMAE MORI:
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