domingo, 7 de dezembro de 2008

quinta-feira, 13 de novembro de 2008

2nd International Congress of Utopian Studies

PROGRAM OF THE
2nd International Congress of Utopian Studies:
What is Utopia? Genre and Modes of Representation
Revista Morus – Utopia e Renascimento

On the occasion of the “Convegno Internazionale Scienza e Tecnica nell’utopia e nella distopia”, in May 2007, a congress jointly sponsored by Revista MORUS – Utopia e Renascimento and the Dipartimento di Studi Sullo Stato dell’Università degli Studi di Firenze, it was decided, by deliberation of its participants, to organize a second meeting in Brazil, the II International Congress of Utopian Studies: What is Utopia? Genre and Modes of Representation. It will take place at Unicamp (Universidade Estadual de Campinas/SP/Brazil), from June 7-10, 2009.

The aim of the II International Congress of Utopian Studies is to determine the literary nature of Utopia and define the modalities of its definition as a genre, as well as to examine the feasibility of such a project. This question leads to the appreciation of its historicity, its relation to the experience of traveling, its relation to social criticism, i.e., to politics: utopia mobilizes philosophical, linguistic, anthropological, religious, economic, and ethical reasoning, as well as all the fields of art: the fundamental aim is to convert it from a concept into an object. It’s a question of defining the genre as the starting point and the final goal of thought, observing it in concrete History, synthetically deducing the genre and eliminating the proceedings (which are rather dissolvent than enlightening), to define any imaginary social representation as utopia. This is the purpose of the II Congress.


Throughout the five centuries of their history, utopian writings have been constant interlocutors of different societies (and corresponding political theories), utopia itself being, sometimes, a political theory and a project of a society. Punctual definitions, although useful and true, do not solve the problem as a whole. Genre, an offspring of History, is the point. The solution could be putting the problem in a historical perspective: since Thomas Morus, who coined the word "Utopia", every description of any society which is supposedly perfect in every sense is called Utopia. The word literally means “that which is nowhere”. Any ideal of a human society which is supposed to be extremely desirable, but generally considered impracticable, is called “utopian”. The most general explanation of the origins of this literary genre basically follows the idea that Utopia was generated by the bourgeois process of rationalization of life, proper to the Renaissance. Probably none of the main authors of Renaissance utopias believed that the society which they depicted could be established, but, instead, they were moved by the desire to criticize the society of their times and to propose reforms, which were accomplished in the utopian society. Utopia was born under a favorable star: it represents, like The Prince and The Courtesan, a highlight of the Quattrocento Humanism, and maybe its limit, as well: the concept, built by the social praxis, that man can steer the course of his own destiny. Individual existence and associate living are seen as human and historical by Humanism and, thus, “moldable” by a teleology that, although it had always existed, reached an ephemeral emancipation. The belief in social perfectibility underlay the genesis of utopia, once human perfectibility was already intrinsic to the Christian concept. Utopia showed that society was incomplete and provided a solution to that problem. The literary formalization of the complete remission of social ills is, in itself, utopia. The text that builds a perfect polis with words imagines that social completeness is possible if Reason’s dictates are applied. As an allegory, utopia formalizes the contradictions of the moment of its composition and projects the notion of “eternal”, which is the product of that condition. The platonic ferment is evident in itself. Therefore, utopia is the image of social perfection, immanent to a concrete historical moment. Utopia is also the junction of the ethical perspective and the economy, which gives it a congenitally anti-capitalistic and revolutionary meaning.


Utopias have been an object of criticism for a long time, which means that they were, in this process, an object of evaluation and judgment: the history of evaluative and/or semantical variations of utopia was minutely studied by H. G. Funke[1]. As a result of these analyses, utopias were often accused of promoting a dilettante attitude towards the project of a new society, since they did not take into account “human realities”, such as ambitions, lust for power, etc., and for lagging behind scientific achievements of social engineering. It has also been stated that the revolutionary utopian spirit is the cause of its own dissolution, since revolutions, and thus changes and progress, cannot take place in a perfect society[2].


As a form of representation, the nature of utopia has raised an extraordinary number of issues, which attests its richness as a privileged subject of study. This meeting, thus, aims at looking for a definition of utopia as a genre and to investigate the feasibility of such a definition. The following fields of research are included: History, Philosophy, Literature, Anthropology, History of Art, Linguistics, Psychology, Politics, Sociology, Architecture, Urbanism, and Rhetoric.


Carlos E. O. Berriel
Editor of MORUS – Utopia e Renascimento
Professor of the Departamento de Teoria Literária/IEL/UNICAMP


[1] FUNKE, Hans Gunter. “L'évolution sémantique de la notion d’Utopie en français”. In: De l’utopie à l’uchronie. Ed. by Henrich HUDDE and Peter KUON, Tübingen, 1988, pp. 19-37.
[2] TROUSSON, Raymond. Viaggi in nessun luogo – Storia letteraria del pensiero utopico. Longo Editore, Ravenna, 1992.

II Convegno Internazionale di Studi Utopici

PROGRAMMA DEL
II Convegno Internazionale di Studi Utopici:
Che cos’è l’utopia? Genere e modi di rappresentazione
Rivista MORUS – Utopia e Renascimento


Con l’occasione del “Convegno Internazionale Scienza e Tecnica nell’utopia e nella distopia”, che si è tenuto a Firenze dal 22 al 23 maggio 2007, con un’iniziativa congiunta della rivista MORUS – Utopia e Renascimento e del Dipartimento di Studi sullo Stato dell’Università degli Studi di Firenze, a seguito della deliberazione dei suoi partecipanti si è deciso di realizzare in Brasile un secondo incontro, che sarà precisamente il II Convegno Internazionale di Studi Utopici: Che cos’è l’utopia? Genere e modi di rappresentazione. Il convegno si terrà all’UNICAMP, a Campinas (São Paulo/Brasile), nei giorni 7, 8, 9 e 10 giugno 2009.

Lo scopo di questo II Convegno Internazionale di Studi Utopici è quello di delimitare la natura letteraria dell’Utopia e di chiarire le modalità della sua definizione in quanto genere – e anche di verificare la possibilità di un tale progetto. Questo problema ci conduce alla valutazione della sua storicità, del suo rapporto con l’esperienza del viaggio e con la critica sociale, cioè, con la politica; l’utopia coinvolge il pensiero filosofico, linguistico, antropologico, teologico, economico, etico, tutti i campi dell’arte: la cosa fondamentale è trasformarla da soggetto a oggetto. Si tratta di definire il genere come punto di partenza e d’arrivo del pensiero, localizzandolo nella Storia concreta, deducendolo in forma sintetica e allontanando il procedimento più dispersivo che chiarificatore di qualificare come utopia qualsiasi configurazione sociale immaginaria. È questo l’obiettivo che si prefigge questo II Convegno Internazionale.

Le utopie sono state, nel loro mezzo millennio di storia, regolari interlocutrici delle varie società e teorie politiche corrispondenti, in quanto la stessa utopia è stata, qualche volta, una teoria politica e una proposta di società. Le defininizioni puntuali, anche se utili e attendibili, non esauriscono il tema. Il genere, figlio della Storia, è la questione fondamentale. La soluzione sarebbe quella di porre il problema nella prospettiva storica: da Thomas More, inventore della parola, è chiamata Utopia quella descrizione di una società che si suppone perfetta in tutti i sensi, parola che vuol dire, in senso letterale, “quello che è in nessun luogo”. È chiamato “utopico” ogni ideale di società umana che si ritiene massimamente desiderabile, però nel genere giudicato impraticabile. La spiegazione più generale della nascita di questo genere letterario si impernia fondamentalmente sull’idea della generazione dell’Utopia, a partire dal processo borghese di razionalizzazione della vita proprio del Rinascimento. È probabile che nessuno dei principali autori delle utopie del Rinascimento credesse che la società descritta fosse realizzabile, però essi sono stati mossi dal desiderio di criticare la società della loro epoca e ci hanno proposto riforme, portate a compimento nella società utopica descritta nelle loro opere. L’utopia è nata sotto una buona stella: rappresenta, come Il Principe e Il Cortigiano, un punto d’arrivo dell’Umanesimo quattrocentesco, e forse anche il suo limite: la concezione, costruita dalla prassi sociale, secondo la quale l’uomo potrebbe, con le sue stesse mani, decidere del suo destino. L’esistenza individuale e il vivere associato sono stati visti dall’Umanesimo come storici – umani – e, dunque plastici, modellabili da una teleologia che, anche se è sempre esistita, è arrivata allora ad una effimera emancipazione. Ha orientato la genesi dell’utopia la credenza nella perfettibilità sociale, poiché la perfettibilità umana era già intrinseca alla concezione cristiana. L’utopia ha indicato che la società era di fatto incompiuta e che da questa incompiutezza derivava una soluzione. La formalizzazione letteraria della completa remissione dei mali sociali è, in sè, l’utopia. Il testo che costruisce con parole una polis perfetta s’immagina essere la possibile compiutezza sociale, una volta applicati i dettami della Ragione. Come allegoria, l’utopia formalizza le contraddizioni del momento presente nella loro composizione e proietta la nozione di “eterno”, prodotto di quella circostanza. Il seme platonico è in sè evidente. Pertanto, l’utopia è l’immagine della perfezione sociale immanente in un momento storico concreto. L’utopia sarebbe anche la congiunzione della prospettiva etica con l’economia, il che le imprime un senso congenito anticapitalista e rivoluzionario.

È da molto tempo che le utopie sono oggetto di critiche, il che significa che sono state, in questo processo, oggetto di valutazione e giudizio: la storia delle variazioni di valutazioni e/o semantiche dell’utopia è stata studiata in modo particolare da H.G. Funke[1]. Come risultato di queste analisi, le utopie sono state spesso accusate di promuovere un atteggiamento dilettantistico nella proposta di una nuova società, per il fatto che non tengono in conto le “realtà umane”, come le ambizioni, il desiderio di potere ecc., e di non essere aggiornate per ciò che concerne le conquiste scientifiche dell’ingegneria sociale. È stato anche detto che lo spirito rivoluzionario utopico si estingue automaticamente, poiché in una società perfetta non c’è posto per rivoluzioni e, quindi, neanche per cambiamenti e progressi[2].

La natura dell’utopia, in quanto forma di rappresentazione, ci ha portato a una straordinaria complessità di problemi; il che mette in evidenza tutta sua ricchezza in quanto oggetto privilegiato di studi. Durante questo incontro, dunque, si propone una ricerca della definizione dell’utopia come genere, oltre all’investigazione della possibilità di questa definizione. Tutti i campi di riflessione sono inclusi: Storia, Filosofia, Letteratura, Antropologia, Storia dell’Arte, Linguistica, Psicologia, Politica, Sociologia, Architettura, Urbanistica, Retorica.


Carlos E. O. Berriel
Direttore della rivista MORUS – Utopia e Renascimento
Docente al Departamento de Teoria Literária/IEL/UNICAMP (Brasile)

[1] FUNKE, Hans Gunter - “L’évolution sémantique de la notion d’Utopie en français”, em De l’utopie à l’uchronie. Ed. por Henrich HUDDE e Peter KUON, Tübingen, 1988, pp. 19-37.
[2] TROUSSON, Raymond - Viaggi in nessun luogo – Storia letteraria del pensiero utopico, Longo Editore, Ravenna, 1992.

II Congrès International d’Études Utopiques

PROGRAMME DU
II Congrès International d’Études Utopiques:
Qu’est-ce que l’utopie? Genre et modes de représentation
Revue MORUS – Utopia e Renascimento (Brésil)

À l’occasion du “Convegno Internazionale Scienza e Tecnica nell’utopia e nella distopia”, qui a eu lieu les 22 et 23 mai 2007 à Florence, dans une iniciative conjointe de la revue MORUS – Utopia e Renascimento et du Dipartimento di Studi Sullo Stato de l’Università degli Studi di Firenze, d’après la décision de ses participants, il a été convenu la réalisation au Brésil d’une seconde rencontre, le II Congrès International d’Études Utopiques: Qu’est-ce que l’utopie? Genre et modes de représentation. Le congrès aura lieu à l’UNICAMP (Campinas/SP/Brésil) les 7, 8, 9 et 10 juin 2009.

Ce II Congrès International d’Études Utopiques vise à délimiter la nature littéraire de l’Utopie et à définir les modalités de sa définition en tant que genre – et même à vérifier si ce projet est-il possible. Telle question nous mène à l’évaluation de son historicité, de son rapport à l’expérience du voyage et à la critique sociale, c’est-à-dire, à la politique; l’utopie mobilise la pensée philosophique, linguistique, anthropologique, religieuse, économique, éthique, tous les champs de l’art, le fondamental étant la transformer de sujet en objet. Il s’agit de définir le genre comme point de départ et d’arrivée de la pensée, ce qui implique le situer dans l’Histoire concrète et le déduire de forme synthétique en s’éloignant du procédé plus dissolvant qu’éclairant, de qualifier comme utopie n’importe quelle représentation sociale imaginaire. Tel est l’objectif de ce II Congrès.

Em um démi millénaire d’histoire, les utopies ont été interlocutrices continues des plusieures sociétés et théories politiques correspondantes, en étant l’utopie elle-même, parfois une théorie politique et une proposition de société à la fois. Les définitions ponctuelles, encore qu’utiles et vraies, n’en épuisent pas le thème. Le genre, enfant de l’Histoire, c’est la question. La solution serait poser le problème dans la perspective historique: depuis Thomas Morus, auteur du mot, on désigne Utopie toute description d’une société censée parfaite dans tous les sens, et cela signifiant littéralement, “ce qui est nulle part”. Par le terme “utopique” on comprend tout idéal de société humaine qui se suppose maximalement souhaitable, mais généralement tenue impraticable. L’explication plus générale de la génèse de ce genre littéraire suit surtout l’idée que l’Utopie a été générée par le processus bourgeois de rationalisation de la vie, caractéristique de la Renaissance. Il est probable qu’aucun des principaux auteurs des utopies de la Renaissance n’aient cru que la société décrite ait été réalisable, mais ils ont été mûs par le désir de critiquer la société de son époque et de proposer des réformes, appliquées à la société utopique. L’utopie est née sous une bonne étoile: elle représente, comme Le Prince et Le Courtisan, un point d’arrivée de l’Humanisme quattrocentesco, et peut-être aussi sa limite: la conception, construite par la praxis sociale, selon laquelle l’homme pourrait prendre lui-même, dans ses mains, sa propre destinée. L’existence individuelle et la vie associée sont vues par l’Humanisme comme étant historiques – humaines – et donc plastiques, moulables par une téléologie qui, même si toujours existante, aboutissait alors à une ephémère émancipation. La croyance en la perfectibilité sociale a présidé à la génèse de l’utopie, la perfectibilité humaine étant intrinsèque à la conception chrétienne. L’utopie indiquait que la société était incomplète, et que cette incomplétude possédait en soi une solution. La formalisation littéraire de la complète remission des maux sociaux est, en soi, l’utopie. Le texte qui construit avec des mots une polis parfaite imagine être possible la complétude sociale, une fois appliquées les coordonnées de la Raison. En tant qu’allégorie, l’utopie formalise les contradictions du moment présent de sa composition et projète la notion de “eternel”, produit des circonstances énoncées ci-dessus. L’influence platonicienne est en soi évidente. Donc, l’utopie est l’image de la perfection sociale inhérente à un moment historique concret. L’utopie serait également la jonction de la perspective éthique avec l’économie, ce qui lui imprime un sens originairement anticapitaliste et révolutionnaire.

Depuis bien longtemps les utopies sont objet de critiques, ce qui signifie qu’elles ont été, dans ce processus, objet d’évaluation et de jugement: l’histoire des variations valoratives et/ou sémantiques de l’utopie a été minutieusement étudiée par H.G. Funke[1]. Comme résultat de ces analyses, les utopies ont été plusieurs fois accusées de promouvoir une attitude dilettante dans la proposition d’une nouvelle société pour ne pas considérer les “réalités humaines” telles que les ambitions, la soif de pouvoir, etc., et pour ne pas être à jour par rapport aux conquêtes scientifiques de l’ingénierie sociale. On a aussi affirmé que l’esprit révolutionnaire utopique se dissolve par soi-même, puisque une société parfaite ne comporte ni révolutions ni, par conséquent, de changements ou de progrès[2].

La nature de l’utopie en tant que forme de représentation a abouti à un extraordinaire ensemble de problèmes, ce qui met en évidence sa richesse en tant qu’objet privilégié d’études. Pendant cette rencontre, on propose donc une quête de la définition de l’utopie en tant que genre, et l’investigation de la possibilité de cette définition. Tous les champs de réflexion y sont contemplés: Histoire, Philosophie, Littérature, Anthropologie, Histoire de l’Art, Linguistique, Psychologie, Politique, Sociologie, Architecture, Urbanisme, Rhétorique.


Carlos E. O. Berriel
Éditeur de la revue MORUS – Utopia e Renascimento
Professeur au Departamento de Teoria Literária/IEL/UNICAMP (Brésil)

[1] FUNKE, Hans Gunter. “L’évolution sémantique de la notion d’Utopie en français”. In: De l’utopie à l’uchronie. Ed. Henrich HUDDE/ Peter KUON. Tübingen, 1988, p. 19-37.
[2] TROUSSON, Raymond. Viaggi in nessun luogo. Storia letteraria del pensiero utopico. Ravenna: Longo, 1992.

quarta-feira, 12 de novembro de 2008

Participantes do II Congresso Internacional de Estudos Utópicos "O que é utopia? Gênero e modos de representação"


Adriana Corrado
Università Suor Orsola Benincasa (Itália)
Adriano Prosperi
Scuola Normale Superiore di Pisa (Itália)
Alcir Pécora
Universidade Estadual de Campinas (Brasil)
O V Império é uma utopia?
Alfredo Cordiviola
Universidade Federal de Pernambuco (Brasil)
Em busca das utopias da/na América Latina: identidades, literatura e cultura
Ana Cláudia Romano Ribeiro
Universidade Estadual de Campinas (Brasil)
A utopia e a sátira
Antônio Edmilson M. Rodrigues
UFRJ/PUC-RJ/UFF (Brasil)
Das possibilidades de cidades utópicas: os projetos urbanos no espaço do novo mundo
Arrigo Colombo
Universidade di Lecce (Itália)
Utopia letteraria e utopia storica
Benjamin Abdalla Jr.
Universidade de São Paulo (Brasil)
Administração da diferença, preservação da hegemonia
Biagio d’Angelo
Pontifícia Universidade Católica de São Paulo (Brasil)
Perséfone no espaço. A literatura e a morte dos mitos na ficção científica
Bruno Dallari
Pontifícia Universidade Católica de São Paulo (Brasil)
Dante Alighieri e o projeto do vulgar ilustre
Carlos Eduardo Ornelas Berriel
Universidade Estadual de Campinas (Brasil)
A utopia e o ambiente da Contra-Reforma
Carmelina Imbroscio
Università di Bologna (Itália)
Le ibridazioni feconde del canone utopico
Carolina Araújo
Universidade Federal do Rio de Janeiro (Brasil)
A possível República de Platão
Caterina Marrone
Università di Roma La Sapienza (Itália)
Dissimetrie
Christian Rivoletti
Universidade de Saarland (Alemanha)
Vedere e vivere la città ideale: dalla retorica umanistica all’origine della prima utopia letteraria
Claude-Gilbert Dubois
Université Michel de Montaigne – Bordeaux -III (França)
L'utopie : une dialectique inachevée de l'espérance
Claudio De Boni
Università di Firenze (Itália)
Positivismo e utopia: la religione dell’Umanità di Comte
Cosimo Quarta
Università di Lecce (Itália)
Livelli del pensiero utopico: antropologia, storia, letteratura
Costica Bradatan
Texas Tech University (EUA)
On the Very Notion of Utopia
Cristina Meneguello
Universidade Estadual de Campinas (Brasil)
Zanzalá, uma utopia brasileira dos anos 20
Daniel Ogden
Uppsala University (Suécia)
The Need to Redefine Utopia
Darko Suvin
McGill University (Canada)
Globalisation, the end of science fiction?
Edgar De Decca
Universidade Estadual de Campinas (Brasil)
Edson Luiz André de Souza
Universidade Federal do Rio Grande do Sul (Brasil)
Psicanálise e a vocação iconoclasta das utopias
Edwiges Morato
Universidade Estadual de Campinas (Brasil)
Utopias e Distopias no campo lingüístico: as concepções e as teorias sobre as afasias
Elias Thomé Saliba
Universidade de São Paulo (Brasil)
Quando o futuro vira piada: dimensões humorísticas das utopias modernas
Emerson Tin
FACAMP (Brasil)
O eu e o outro nas Lettres chinoises, de Voltaire
Enzo Baldini
Università di Torino (Italia)
Utopian events and political debate in the early Lutheran Reformation
Fátima Vieira
Universidade do Porto (Portugal)
Hyperutopia: Towards the definition of a new subgenre
Francisco Foot Hardmann
Universidade Estadual de Campinas (Brasil)
Utopias e Distopias Panamericanas: Sousândrade, Miller, Bolaño
Gianluca Bonaiuti
Università di Firenze (Itália)
L'utopia come genere escapologico. Un'analisi delle architetture mai realizzate della società che non c’è
Helvio Gomes Moraes Junior
Universidade Estadual de Mato Grosso (Brasil)
Cidade Ideal e Cidade Utópica em Francesco Patrizi da Cherso
Hernán Martignone
Universidad de Buenos Aires (Argentina)
La antiutopía de las Amazonas en el Hipólito de Eurípides
Hilário Franco Jr.
Universidade de São Paulo (Brasil)
O conceito antes da palavra: a utopia na Idade Média
Iara Lis Schiavinatto
Universidade Estadual de Campinas (Brasil)
Entre as imagens e a utopia
Ildney Cavalcanti
Universidade Federal de Alagoas (Brasil)
Em busca das utopias da/na América Latina: identidades, literatura e cultura
Ivone Gallo
Pontifícia Universidade Católica de Campinas/Universidade Estadual de Campinas (Brasil)
Utopia e socialismo
Jacyntho Lins Brandão
Universidade Federal de Minas Gerais (Brasil)
Alotopias de Luciano de Samósata
Jean-Michel Racault
Université de la Réunion (França)
La relation genre/mode utopique à travers les notions de “perfection” et de “nature humaine” dans les utopies dites “classiques”
Jens Baumgarten
Universidade Federal de São Paulo (Brasil)
Uma utopia negativa pós-tridentina: as relações entre o disciplinamento individual e a liberdade estética
Jorge Bastos da Silva
Universidade do Porto (Portugal)
Thomas More, utopian in spite of himself
José Alexandrino de Souza Filho
Universidade Federal da Paraíba (Brasil)
A utopia tupi, segundo Montaigne
José Paulo Netto
Universidade Federal do Rio de Janeiro (Brasil)
Marx e a crítica da utopia
Krishan Kumar
University of Virginia (EUA)
Utopia as Literature and as Social Science: Nineteenth-Century Parallels and Oppositions
Laetitia Bontemps
CESR, Université François-Rabelais, Tours (França)
Utopie et stéganographie dans L’Histoire véritable ou Le Voyage des princes fortunez (1610) de François Béroalde de Verville
Laura Tundo Ferente
Università del Salento
L'utopia cosmopolitica moderna
Leandro Karnal
Universidade Estadual de Campinas (Brasil)
América Utópica: representações do Novo Mundo nas crônicas missionárias
Lucia C. Antonazzo
(Itália)
La patria ideale dei Turchi che rivive nel romanzo utopico Yeni Turan
Luciano Migliaccio
Faculdade de Arquitetura e Urbanismo / Universidade de São Paulo (Brasil)
Uma obra de Alessandro Allori representando "Le isole felici" na Galleria Nazionale d'Arte Antica Palazzo Barberini, Roma
Luiz Marques
Universidade Estadual de Campinas (Brasil)
Cidades imaginárias na pintura dos séculos XV e XVI
Marcio Seligmann-Silva
Universidade Estadual de Campinas (Brasil)
O utopismo iluminista e romântico: crise e reinvenção do gênero
Margarida Salomão
Universidade Federal de Juiz de Fora (Brasil)
Metáforas da Utopia na contemporaneidade brasileira
Maria José García Soler
Universidad del País Vasco (Espanha)
La utopía gastronómica en la comedia griega antigua
Marianna Forleo
Isfol (Itália)
Le mappe dell’utopia
Marie-Luce Demonet
Centre d’Etudes Supérieures de la Renaissance de Tours (França)
L'utopie comme comble de la fiction à la Renaissance
Nadia Minerva
Università di Bologna (Itália)
Lingue d'utopia. Un contributo essenziale per un assetto armonico
Nathaniel Coleman
Newcastle University (Inglaterra)
Representing Utopia, Images of Ideal Places?
Newton Bignotto
Universidade Federal de Minas Gerais (Brasil)
Corrupção e regime misto no pensamento de Donato Giannotti
Paola Spinozzi
Università di Bologna (Itália)
La narrazione utopica e fantastica: questioni teoriche ed orientamenti metodologici
Paolo Coluccia
(Itália)
Pessimismo e scetticismo utopico in Tiphaigne de la Roche
Peter Kuon
Université de Salzburg (Áustria)
La naissance de l’utopie comme supplément au récit de voyage
Silvia Solimeo
Università di Lecce (Itália)
Scienza, socialismo e utopia
Susani Silveira Lemos França
Universidade Estadual de São Paulo (Brasil)
Reminiscências e observação no universo dos viajantes dos séculos XIV e XV
Suzana Albornoz
Universidade de Santa Cruz do Sul (Brasil)
Telê Porto Ancona Lopez
Universidade de São Paulo (Brasil)
Thomas Bouchet
Université de Bourgogne (França)
L’écriture déchaînée de l’« utopie » : Fourier à l’assaut de la langue du premier XIXe siècle
Vita Fortunati
Università di Bologna (Itália)
Crisi delle ideologie e delle forme nella narrativa utopica del Novecento
Wilhelm Vosskamp
University of Cologne (Alemanha)
A disposição da imagem e da contra-imagem na poétia das utopias literárias
Yvone Soares dos Santos Greis
UNICAMP (Brasil) e Université François Rabelais (França)
La ville d'Orbe chez Barthelemy Aneau

II Congresso Internacional de Estudos Utópicos

PROGRAMA DO
II Congresso Internacional de Estudos Utópicos:
O que é utopia? Gênero e modos de representação
Revista MORUS – Utopia e Renascimento

Por ocasião do “Convegno Internazionale Scienza e Tecnica nell’utopia e nella distopia”, ocorrido em maio de 2007, numa iniciativa conjunta da revista MORUS – Utopia e Renascimento e do Dipartimento di Studi Sullo Stato dell’Università degli Studi di Firenze, por determinação de seus participantes decidiu-se realizar no Brasil um segundo encontro, que será justamente este II Congresso Internacional de Estudos Utópicos : O que é utopia? Gênero e modos de representação, que acontecerá nos dias 7, 8, 9 e 10 de junho de 2009 na UNICAMP (Campinas/SP/Brasil).

Visa este II Congresso Internacional de Estudos Utópicos delimitar a natureza literária da Utopia e definir as modalidades de sua definição enquanto gênero – e mesmo verificar se este projeto é possível. Tal questão leva à avaliação de sua historicidade, sua relação com a experiência da viagem, sua relação com a crítica social, isto é, com a política; a utopia mobiliza o raciocínio filosófico, lingüístico, antropológico, religioso, econômico, ético, todos os campos da arte: o fundamental é transformá-la de assunto em objeto. Trata-se de definir o gênero como ponto de partida e de chegada do pensamento, localizando-o dentro da História concreta, deduzindo de forma sintética o gênero e afastando o procedimento, mais dissolvente que esclarecedor, de qualificar como utopia qualquer figuração social imaginária. É esse o objetivo deste II Congresso.

As utopias foram, em seu meio milênio de história, interlocutoras contínuas das várias sociedades e teorias políticas correspondentes, sendo a própria utopia, às vezes, uma teoria política e uma proposta de sociedade. As definições pontuais, ainda que úteis e verdadeiras, não esgotam o assunto. O gênero, filho da História, é o ponto. A solução estaria em colocar o problema na perspectiva histórica: desde Thomas Morus, autor da palavra, é chamada Utopia toda descrição de uma sociedade supostamente perfeita em todos os sentidos, e palavra que quer dizer, literalmente, “o que está em nenhum lugar”. Chama-se “utópico” todo ideal de sociedade humana que se supõe maximamente desejável, mas geralmente considerado impraticável. A explicação mais geral da gênese deste gênero literário segue basicamente a idéia de que a Utopia foi gerada pelo processo burguês de racionalização da vida, próprio do Renascimento. É provável que nenhum dos principais autores das utopias do Renascimento cresse que a sociedade descrita fosse realizável, mas foram movidos pelo desejo de criticar a sociedade de sua época e de propor reformas, cumpridas na sociedade utópica. A utopia nasceu sob uma estrela promissora: representa, como O Príncipe e O Cortesão, um ponto de chegada do Humanismo quattrocentesco, e talvez seu limite: a concepção, construída pela práxis social, de que o homem poderia tomar para si, para suas mãos, seu próprio destino. A existência individual e o viver associado são vistos pelo Humanismo como históricos – humanos – e, portanto plásticos, moldáveis por uma teleologia que, embora sempre existente, chegava então a uma efêmera emancipação. Presidiu a gênese da utopia a crença na perfectibilidade social, sendo que a perfectibilidade humana já era intrínseca à concepção cristã. A utopia indicava que a sociedade era incompleta, e que essa incompletude possuía uma solução. A formalização literária da completa remissão dos males sociais é, em si, a utopia. O texto que constrói com palavras uma polis perfeita imagina ser possível a completude social, uma vez aplicados os ditames da Razão. Como alegoria, a utopia formaliza as contradições do momento presente de sua composição e projeta a noção de “eterno”, que é o produto daquela circunstância. O fermento platônico é em si evidente. Portanto, a utopia é a imagem da perfeição social imanente a um momento histórico concreto. A utopia seria também a junção da perspectiva ética com a economia, o que lhe imprime um sentido congenitamente anticapitalista e revolucionário.

Há muito tempo que as utopias são objeto de críticas, o que significa que foram, nesse processo, objeto de avaliação e julgamento: a história das variações valorativas e/ou semânticas da utopia foi minuciosamente estudada por H.G. Funke[1]. Como resultado destas análises, as utopias foram muitas vezes acusadas de promover uma atitude diletante na proposta de uma nova sociedade, por não considerarem as “realidades humanas”, tais como as ambições, o desejo de poder, etc., e estarem defasadas com as conquistas científicas da engenharia social. Também já foi dito que o espírito revolucionário utópico se dissolve por si mesmo, já que numa sociedade perfeita não cabem revoluções nem, portanto, mudanças e progresso [2].

A natureza da utopia, enquanto forma de representação, tem levado a um extraordinário elenco de problemas, o que evidencia a sua riqueza enquanto objeto privilegiado de estudo. Durante este encontro, portanto, propõe-se uma busca da definição da utopia enquanto gênero, e a averiguação da possibilidade desta definição. Todos os campos de reflexão estão incluídos: História, Filosofia, Literatura, Antropologia, História da Arte, Lingüística, Psicologia, Política, Sociologia, Arquitetura, Urbanismo, Retórica.

Carlos E. O. Berriel
Editor da revista MORUS – Utopia e Renascimento
Professor do Departamento de Teoria Literária/IEL/UNICAMP/Brasil

[1] FUNKE, Hans Gunter - “L’évolution sémantique de la notion d’Utopie en français”, em De l’utopie à l’uchronie. Ed. por Henrich HUDDE e Peter KUON, Tübingen, 1988, pp. 19-37.
[2] TROUSSON, Raymond - Viaggi in nessun luogo – Storia letteraria del pensiero utopico, Longo Editore, Ravenna, 1992.

quinta-feira, 6 de novembro de 2008

Revista Morus – Renascimento e Utopia

Nasce a Revista Morus – Renascimento e Utopia. Resultado do esforço de um grupo de pesquisadores, nasce a contrapelo da hegemonia pragmática dos tempos que correm. Nasce sob o signo austero que regeu também as utopias no seu nascedouro histórico, o Renascimento. Como as utopias, a Revista Morus olha para o aparente e vislumbra o apenas insinuado, a hipótese generosa sonegada por um tempo cruel e áspero. Aposta, assim, na possibilidade da retomada de um fio histórico que foi cortado, e quer denunciar este fato.

Existe no ar atualmente um clima de retorno ao tema da Utopia. Depois de serem liquidadas por Engels, com sua tese de que o socialismo científico tornaria supérfluo e superado o socialismo utópico, e da ampla difusão das formas modernas de democracia, as utopias pareceram desaparecer definitivamente no oblívio da lata de lixo da História. O socialismo de tipo leninista deu a impressão a muitos, por um certo tempo, que iria realizar no mundo as idéias de um perfeito convívio humano, baseado na racionalidade. No entanto, o hiper-racionalismo stalinista (conceito elaborado por Georg Lukács) jogara fora certos elementos utópicos necessários a um socialismo mais generoso, e esta lacuna tornou-se evidente com os trágicos acontecimentos de 1989 para cá. O retorno do interesse pela questão utópica coincide, de certa forma, com a queda do muro de Berlim e seus tormentosos desdobramentos. Entretanto, o longo sono das utopias, causado pela engenharia social das nações de capitalismo atrasado (que gerou o fascismo e o socialismo de tipo soviético) foi mais aparente que real: a miragem selvagem do fim da História jamais impediu a produção de vasta obra utópica, que, entretanto, pendeu para seu lado negativo: as distopias. Numerosas no século XX, eficientes complicadoras no horizonte do gênero, as distopias são as utopias negativas, o pesadelo social de que os romances 1984 e Animal Farm e a rica ficção científica são bons exemplos. A distopia, porém, está muito próxima de sua antípoda gêmea, pois o sonho de um é o pesadelo de outro, como dizia sabiamente Margareth Mead. A semântica, porém está bem embaralhada: afinal, o que é uma utopia? Podemos tentar definir este gênero, necessariamente situando-o no período de seu nascimento – o século XVI.